Il razzismo quotidiano

craniitaliani

Vorrei avere anch’io l’occasione di partecipare alla vibrante discussione in merito all’innata predisposizione degli africani verso le picconate per strada e alla connaturata furbizia che contraddistingue l’indole orientale. Ma, francamente, ho di meglio da fare. Mi limito a ricordare che, tecnicamente, il Marocco è più a occidente dell’Italia e che la capitale del Ghana (Accra) e quella del Congo (Kinshasa) sono distanti 1636 Km in più di quanto non lo fosse la casa di Breivik da quella di Borghezio . Ecco, detto questo, adesso, forse, possiamo smettere di tormentarci per l’indiscriminata violenza contro le celebrità su twitter e cominciare a preoccuparci, tutte e tutti, di quella razzista e sessista che sta montando nella vita reale del civilissimo paese nordeuropeo nel quale abbiamo la ventura di essere nati.

In questa disgustosa immagine, due amorevoli suorine insegnano alla progenie dell’italica stirpe l’intrinseco valore della purezza razziale.

Attraverso

La prima volta, mi era successo quattro anni fa, il 25 aprile, a un concerto di Capossela a Parma, nella piazza della città. La piazza era piena, era piena davvero, perché il concerto era gratuito e perché, be’ certo, sì, era Capossela. A un certo punto mi ero accorto che tanti, tantissimi attorno a me, soprattutto maschi, non guardavano il concerto. Guardavano il telefono, lo smartphone o la videocamera che avevano in mano. Guardavano il concerto attraverso lo schermo, come se fossero a casa, davanti alla tivvù. Solo che questi qui erano in piedi, accalcati tra un milione di altre persone e con le braccia alzate, per giunta, che alla lunga, le braccia alzate, fanno male.

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Capitalismo e barbarie

Ci vuole una grande dose di ingenuità, se non di vera e propria malafede, per attribuire alla rissa tra titolari di pompe funebri che si contendevano i corpi dei sei braccianti stagionali rumeni travolti dal treno a Rosarno le caratteristiche di una barbarie premoderna, estranea al processo di civilizzazione. L’orrida contesa è invece solo la metafora di un mercato sempre più spietato e vorace, volgare e disumano che nessuna morale e nessuna etica riescono più a tenere a freno e che nessun sacrificio riesce più a placare. Non della barbarie, dunque, ma della civilizzazione è figlio l’orrore di Rosarno, non da antiche e inesplicabili pulsioni esso proviene, ma da moderne e palpabilissime ragioni commerciali, dalla competizione e dal merito, dalla civiltà e dal profitto. Si chiama capitalismo e da un paio di secoli ci fornisce questo orrore quotidianamente.

Il film, ovviamente, è 2001, Odissea nello spazio e la gif animata proviene dal mai troppo lodato IWDRM